Teatro e olismo: catalizzatori della crescita personale

Teatro: scene, personaggi, maschere, ruoli, regista, attore, quinte, palcoscenico. Quante di queste parole vengono utilizzate per raccontare il nostro percorso di vita, quello che viviamo nelle nostre vite. Ci sentiamo attori all’interno di un grande spettacolo che si interseca con personaggi vecchi, nuovi, colpi di scena e imprevisti.

E se quel teatro lo potessimo agire?! Se potessimo utilizzare il teatro come via di accesso per recitare la più grande storia, la grande opera della nostra vita?! Ecco che il teatro diviene perfetta occasione plurima per contattare e addentrarci in quanto di più personale per vederne i fili, le trame che governano le nostre vite e potersene districare per diventare co-creatori della nostra storia. E se al teatro poniamo l’affiancamento di altri strumenti che possono aiutarci a fare chiarezza, a sciogliere i nodi e ad individuare gli schemi di base, allora possiamo renderci conto di quanto potente, trasformativo e catalizzatore possa essere il connubio fra discipline che si integrano l’una con l’altra, che si sostengono l’una con l’altra per dare vita a scenari nuovi.

Che il teatro faccia bene sotto molteplici punti di vista è qualcosa che sappiamo ampiamente, abbiamo avuto modo di testarlo e provarlo, o direttamente sulla nostra pelle o osservandolo in qualcuno a noi vicino. Gli studi sulla teatro terapia non fanno che confermare come un percorso strutturato e adeguatamente preparato possa essere funzionale in numerosi contesti di cura.

Nondimeno il teatro può aiutare in un percorso di scoperta e ricerca di sé ed espressione delle proprie qualità. E anche questo è un qualcosa che possiamo osservare o sperimentare in qualsiasi corso di teatro che ci invita ad esplorare i nostri sentimenti e le nostre emozioni per poterle prestare al personaggio in scena in quel momento. Ci fa sfogare quelle emozioni che spesso tratteniamo, ci fa scoprire come manifestare qualità di noi stessi sopite…e lo fa col gioco, con il divertimento e anche con l’introspezione e l’ascolto profondo.

Ma c’è di più. Quando decidiamo consapevolmente di addentrarci nella nostra interiorità e di indagare quanto è nascosto, il teatro può rivelarsi strumento prezioso e versatile per poter toccare con mano tutto il materiale che abbiamo a disposizione. Il fine a quel punto non è più la messa in scena della storia dei personaggi x e y, ma agiamo direttamente sulla nostra storia, con il fine di esplorarci e di sciogliere quei blocchi che ci impediscono di sentirci liberi di scegliere quale parte interpretare, quale copione recitare.

Una maschera teatrale da noi indossata può farci giocare con i tanti ruoli che interpretiamo nella nostra vita e può permetterci di comprendere quante volte, senza accorgercene, interpretiamo dei ruoli diversi e possiamo quindi porci delle domande: quanti ruoli interpreto nella mia vita? Come mi sento in questi? Quali ruoli scelgo e quali mi sono stati affidati? Dove sono io in questi ruoli? E la stessa cosa può avvenire osservando la maschera indossata da chi ci è di fronte: come mi relaziono all’altro? Da ruolo a ruolo? Cosa c’è sotto la maschera di chi ho di fronte? Come possiamo oltrepassare le maschere e comunicare da cuore a cuore?
La maschera diviene pertanto uno strumento di indagine e di riflessione che solleva importante materiale per la nostra crescita personale.

Individuare i nostri copioni, come solitamente noi ci comportiamo davanti a una situazione “x” di cui non siamo soddisfatti, può aiutarci a riconoscere cosa di noi ci spinge ad agire in quel determinato modo e possiamo utilizzare il teatro per mettere subito in scena come vorremo reagire o agire in una determinata situazione. E questo è prezioso da più punti di vista: mettere in scena il copione nuovo può farci comprendere e emergere le difficoltà e i freni silenziosi che ostacolano la messa in atto del comportamento che vorremo e può farci fare un’esperienza immediata di un qualcosa che speriamo di agire, ma che non compiamo mai concretamente. In questo il teatro permette una grande accelerazione al nostro processo di trasformazione perché non appena qualcosa è individuato, che può essere un pensiero che formuliamo, un’emozione che proviamo, una paura che abbiamo, possiamo subito abbreviare lo spazio fra la volontà di azione e l’azione stessa, facendolo in quel preciso momento. In questo modo la volta successiva siamo come allenati a reagire in quella modalità nuova che diverrà spontanea e coerente con noi stessi.

I principi alla base delle discipline olistiche fanno da cornice entro cui le nostre parti compresenti possono sentirsi accolte e possono emergere alla consapevolezza. Se solitamente accantoniamo i pensieri “negativi” e reprimiamo le emozioni forti, gli insegnamenti orientali ci rimandano una piena accoglienza e accettazione per tutto ciò che emerge, ci insegnano che la trasformazione più profonda passa dall’osservare e andare in quella zona chiusa, ci scardinano dal pensiero duale “giusto e sbagliato” – “bene e male” – “negativo e positivo”. La meditazione e le visualizzazioni guidate ci permettono altresì di attingere a quel materiale prezioso che è già dentro di noi. Si ribalta la visione della ricchezza in quanto non è considerata qualcosa che devo prendere dall’esterno, ma qualcosa che posso contattare e risvegliare nel mio interno. La meditazione ci accorda al nostro respiro, ci mette in contatto con il nostro corpo, strumento primo con cui siamo nel mondo e con cui ci relazioniamo. Permette di fare pulizia dei pensieri e di sintonizzarsi con la nostra essenza più profonda e soprattutto facilita e accelera l’emersione di quanto di nostro è più profondo e prezioso. Le resistenze si fanno più morbide, l’accoglienza sempre maggiore permette di fare spazio, di sciogliere blocchi e di farci scoprire diversi da come ci siamo descritti. Tutta l’energia che fino a quel momento è rimasta condensata in quell’emozione, tutta quell’energia bloccata in quel ripetersi di situazioni è adesso disponibile per qualcosa di completamente nuovo dove ciò che stabilisce il copione non è più un grumo antico, ma il nostro accordo con la nostra essenza, con la nostra anima.

Aprire i cancelli della mente, nella piena accoglienza di ciò che emerge, giocare e teatralizzare i nostri personaggi, la nostra posizione rispetto allo spettacolo in scena, diviene un importante modalità di crescita interiore e di trasformazione. Dove siamo nello spettacolo della nostra vita? Siamo i registi? I protagonisti? Siamo dietro le quinte? Stiamo scrivendo una nuova scena? O una nuova storia? Stiamo osservando? È importante che ognuno sappia in che momento si sta trovando, cosa sta vivendo e come si sente….perché la consapevolezza è lo strumento più importante per vivere davvero la nostra vita.

E a quel punto la voglia di esprimersi e la forza della propria voce è così dominante che il palcoscenico diviene un magnifico luogo di manifestazione e non importa più lavorare sulla paura del pubblico, la paura del giudizio, la paura di fare una brutta figura…perché si è talmente sperimentata l’accoglienza di se stessi e delle proprie peculiarità, anche quelle che percepiamo, inizialmente, come “negative”, che si comprende che la paura era dentro di noi e che, una volta ascoltata e accolta, il suo limite diviene un gradino oltrepassato.

Il teatro si profila pertanto come metafora di vita affascinante e realistica di quelle che sono le nostre possibilità in questo vasto palcoscenico. La complementarietà delle discipline olistiche e delle tecniche teatrali si propongono come potente strumento trasformativo che permette un’immediata scoperta e implementazione di quanto prontamente scoperto. Ma, come in ogni percorso di crescita personale, dipende da noi cosa scegliamo di vivere, come e quando!